Una consulenza per pensare da adesso al nostro domani
Una frase che spesso si sente ripetere è: “intanto la pensione non la vedremo mai”
quale miglior motivo per iniziare fin da ora alla costruzione del nostro futuro!
Sicuramente c’è bisogno di incrementare il secondo pilastro, oggi visti gli scenari futuri che proiettano le casse previdenziali dello stato in difficoltà è più che mai necessario integrare le nostre rendite future con dei piani pensionistici individuali ovvero PIP.
Uno studio recente dimostra come chi entra oggi nel mondo del lavoro passerà il 33,6% della propria vita in pensione.
A oggi solo il 35% dei lavoratori dipendenti ha deciso, di destinare il proprio Tfr a una forma di previdenza integrativa.
Complessivamente, solo 23 italiani su 100 stanno versando nel secondo pilastro. Tra l’altro, a fine 2019, si registrano oltre 2 milioni di silenti ossia persone che hanno un fondo pensione ma che hanno smesso di versare.
I destinatari dei fondi pensione sono:
– i lavoratori dipendenti, privati e pubblici;
– i soci lavoratori e i lavoratori dipendenti di società cooperative di produzione e lavoro;
– i lavoratori autonomi e i liberi professionisti;
– persone che svolgono lavori non retribuiti in relazione a responsabilità familiari;
– lavoratori con un’altra tipologia di contratto
Il vantaggio di tale tipo di investimento è in termini fiscali: i contributi versati a forme di previdenza complementare sono deducibili dal reddito complessivo dichiarato ai fini Irpef per un importo massimo di 5.164,57 euro.
Al pensionamento la prestazione potrà essere erogata in forma di capitale o di rendita.
Certo la componente ramo primo ha la sua valenza in quanto offre stabilità. Inoltre, un aspetto molto importante è che i contributi versati non possono essere svincolati fino al pensionamento, salvo eccezioni.
È ammessa, infatti, l’anticipazione fino al 75% della posizione individuale per spese sanitarie dell’iscritto, del coniuge e dei figli, decorsi otto anni dall’iscrizione e fino a un massimo del 75% per acquisto o ristrutturazione della prima casa, per sé o per i figli, decorsi otto anni dall’iscrizione, per altre esigenze dell’iscritto ma fino a un massimo del 30%.
È ammesso il riscatto totale solo in caso di cessazione dell’attività lavorativa in determinate condizioni. Per coloro a cui mancano ancora parecchi anni al pensionamento questo è un aspetto da valutare.
C’è la facoltà di ricevere il 100% in forma di capitale se convertendo il 70% del montante finale in rendita si ottiene una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale; c’è la facoltà di ricevere solo fino al 50% in forma di capitale. Ogni fondo liquida la parte di competenza.